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CROMOGRAMMI

*1996-1997*

Letteralmente “cromogrammi” è un neologismo che vuol significare: "scritto con il colore" e pretende di intenderlo nel senso più ampio del termine. Questo nuovo lavoro potrebbe perciò confondersi con "Fotocromie" nel quale i riflessi colorati della luce costituivano un linguaggio semplificato, ridotto all'essenziale; in realtà ne è la continuazione, l'evoluzione in un linguaggio ancora più semplificato, ancora più elementare, ancora più immediato, ma meno umorale, meno emozionale, più legato alla concettualità psicologica che alla irrazionalità poetica.

Dal punto di vista tecnico si basa soprattutto sull'accostamento di due o più colori, la cui affinità è posta a confronto, è messa in relazione, anche inconsciamente, e tende a suscitare vibrazioni, sensazioni, emozioni. I colori sono “ripresi”, estrapolati, da oggetti reali: non sono più rifrazioni di luce colorata, luce intesa come energia eterea ed impalpabile, bensì impura riflessione da semplice, a volte rozzo, elemento materico. I colori delle vernici delle fiancate delle barche, mi sono sembrati ideali per realizzare quest'idea: le barche in secca, con quelle lunghe linee di colore allineate una sull'altra, una accanto all'altra a delimitare nettamente il confine di un mondo che la mente affascinata, stupita, inebetita, popola di strane, ma familiari fantasticherie, un mondo di sopra e un mondo di sotto, con le imperfezioni, le scrostature, la ruggine a suggerire situazioni, momenti, ambienti, terre sconosciute, cieli mai violati, mari mai solcati, mondi inesplorati e ignoti universi.