Questo lavoro nasce dalla sensazione di disagio che provo percorrendo le vie del centro storico della città in cui vivo nel constatare come, nel tempo, i canoni estetici e le necessità funzionali che avevano assicurato uno sviluppo architettonico coerente e omogeneo, siano stati completamente rimossi.
L’installazione di oggetti come: fioriere, pedane, dissuasori, impianti pubblicitari ecc. per rispondere ad esigenze di varia natura da parte dei singoli cittadini e delle amministrazioni comunali, avviene nella completa inconsapevolezza o indifferenza per il contesto urbano nel quale si inseriscono; ne deriva un disarmonia visiva che è motivata da un lato da un immediato utilitarismo, dall’altro da un distacco culturale dall’ambiente in cui si vive o lavora. Ed è tale questa insensibilità che spesso le strutture vengono alla fine abbandonate dal punto di vista estetico, rasentando l’incuria.
Queste immagini vogliono anche fornire uno spunto di riflessione sull’origine e sulla natura di questa vera e propria “forma mentis” che purtroppo e presente non solo nella mia città.
Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più ripetersi esistenzialmente.